sabato 22 febbraio 2014

La perdente, sempre di moda!

Il buon Kafka avrebbe detto Spesso è più sicuro essere in catene che liberi. Io, con molto meno talento, dico più o meno le stesse cose con queste due poesie che vi ripropongo. La perdente e Ernest non lo avrebbe mai fatto.


LA PERDENTE

Sei una perdente
perché non hai mai lottato veramente
perché sai sempre che perderai
perché in realtà non hai voglia di vincere.
Non sai cosa sia il coraggio.
Sei una perdente
come un uomo ubriaco.
Sei una perdente
come una torta riuscita male.
Sei una perdente
come chi non ti capisce.
Sei una perdente
come le idee che vivono lo spazio di una notte.
Sei una perdente
come gli amori nati già morti.
Sei una perdente
come il tuo esempio e la tua opinione.
Sei noiosa
come questa poesia.
In questo caso avrei perso io,
ma la mia rivincita ce l’ho.
Perché tu non potrai nulla contro lo specchio.
Continuerai a guardarti e sarai sempre sicura che quella perdente che vedi
sei tu.
Io, invece, no!
Questa noiosa poesia può finire subito.
Ora.
 
 
 
ERNEST NON LO AVREBBE MAI FATTO
 
Si lasciarono con un ultimo bacio.
Perché le loro vite inseme non erano mai state amore.
A pensarci bene e a voler sorridere
la loro relazione era una bisca clandestina.
In quel poco tempo che trascorsero insieme,
si amarono e si distrussero.
Ma solo così potevano essere felici.
Perché lui non la amava, la viveva profondamente.
Ogni istante, ogni disperato istante.
Lui odiava la parola amore, gli altri amavano,
lui faceva di più.
Ma sapeva che l’unico a vincere era il destino.
Non si salutarono.
Camminarono, lontani dalla loro vita insieme.
Ognuno in compagnia della propria solitudine.
Lei, con in mano il libro che lui le aveva regalato,
quello del suo scrittore preferito.
Un libro da leggere centinaia di volte,
per continuare ad amare, il suo uomo abbandonato.
Per versare lacrime e assaporare rimpianti.
Lui, con la rabbia di chi non merita di perdere.
Neanche se il gioco è clandestino.

Poi, un giorno,
un attimo prima di spirare
lei penserà a lui
e quel bacio che darà al vuoto
in quella camera di ospedale
sarà per quell’uomo
perso anni prima.
Per paura e per vigliaccheria.
Quando lui verrà a saperlo
sarà seduto su una panchina, al parco.
Ormai vecchio e vinto, ma non sconfitto, dalla vita.
E sputerà per terra, per la rabbia.
E piangerà, perché lei non leggerà più quel libro di Hemingway. 
 
 
 
 
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Per me, una persona eccezionale è quella che si interroga sempre, laddove gli altri vanno avanti come pecore.
F. De André

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