venerdì 28 settembre 2012

Nessuna incertezza

Gli dicevano che "stava lì" solo perché gli faceva comodo. Altrimenti avrebbe cambiato da tempo.
Gli dicevano che non era serata, per lui specialmente.
Gli dicevano che aveva proprio un bel caratterino e che era impossibile parlare con lui.
Gli dicevano di portare pazienza, che bastava attendere.
Gli dicevano "mi manchi" e poi finiva lì.
Gli dicevano che serviva anche il tempo sprecato.
Gli dicevano che servivano anche i fiori appassiti.
Gli dicevano che era importante piangere, per lui era fondamentale sorridere.
Gli dicevano che era un importante punto di riferimento e poi finiva lì.
Gli dicevano che bastava essere meno intollerante, ma non sapevano la differenza tra intolleranza e insofferenza.
Gli dicevano che partivano da lontano per vederlo ma poi l'attesa non finiva più.
Gli dicevano che i progetti erano tanti, molti, troppi, nessuno.
Gli dicevano che avrebbero voluto lavorare con lui, avrebbero...
Gli dicevano che volevano capirlo meglio, tutti vanno capiti meglio!
Gli dicevano che non si può andare in carcere per un'idea, ma si poteva morire per un silenzio.
Gli dicevano "forse", ma era un sì.
Gli dicevano tutto quello che lui non ricordava, per questo non sentiva.
Gli dicevano che nella vita serviva equilibrio, ma servivano anche il tempo e le cose.

Pensava a tutto quello che gli dicevano e lui si trovava improbabile in quell'epoca. Ma poi pensava che forse non si trovava in nessuna epoca.
Gli dicevano che doveva morire, avevano ragione.
Rispose che anche loro sarebbero morti, prima o poi. Magari prima di lui, sperava d'avere ragione. Almeno per una volta.

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