martedì 11 febbraio 2014

Il culto della (mia) personalità

Nel giorno del mio compleanno, dedico questo post proprio a me stesso. Questa è una delle mie ultime poesie, quindi ancora inedita. Io, contrariamente al mondo che sta fuori, sono pieno di difetti e limiti. Tutti gli altri, almeno così dicono, sono leali, onesti, disponibili e chiari. Io, no. Io vivo. P.S. Comprate i miei libri.




Fraintendimenti


Come si può non pensare
di fraintendere
quando c’è qualcuno
disposto a pagare
per andare a votare?

Come quelli che non
vogliono
fare gli spazzini
in Italia
e vanno
a lavare
piatti
a Londra,
strano
no?

E che dire di quelli
che non vogliono
più il tuo
amore
ma hanno bisogno
di parlare con te?

La vita
in realtà
ha bisogno
dei propri
spazi.
Che tu sia
un genio
o l’ultimo
dei porta borracce.
Aveva ragione
il vecchio Miller,
anche per scrivere un
pessimo romanzo
servono una sedia,
un tavolo e
un po’ di sana
solitudine.

Sono prigioniero
della mia libertà
ma senza
di lei
sarei perso.

Il fraintendimento
più grande
è di quelli
che
dicono di aspettare
ma in realtà
stanno morendo dentro.
Perché
viviamo
nel paese
dei superficiali
che vanno a vedere
i cinepanettoni
e poi piangono
la morte
di un Nobel.

La natura
è un sistema
perfetto.
Noi umani
no.
E poi
se proprio
vogliamo
chiuderla qui
il vero fraintendimento
è che dopo
la vita
viene la morte.






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Per me, una persona eccezionale è quella che si interroga sempre, laddove gli altri vanno avanti come pecore.
F. De André

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