martedì 21 luglio 2015

Quegli Ernest della mia vita

Visto che uno degli Ernest della mia vita dorme, un altro, ma non sono solo due, oggi compirebbe gli anni. Mi riferisco a Ernest Hemingway, nato proprio il 21 luglio del 1899. Spenderei troppe parole per lui e sicuramente non sarei così bravo a riempirlo di complimenti. Quindi, mi esprimo con una mia poesia, che forse è meglio. La poesia l'ho già postata nel blog, mi pare sia del 2013, non ricordo bene. Però stasera dedicherò una birra al vecchio...




ERNEST NON LO AVREBBE MAI FATTO 


Si lasciarono con un ultimo bacio.
Perché le loro vite insieme non erano mai state amore.
A pensarci bene e a voler sorridere
la loro relazione era una bisca clandestina.
In quel poco tempo che trascorsero insieme,
si amarono e si distrussero.
Ma solo così potevano essere felici.
Perché lui non la amava, la viveva profondamente.
Ogni istante, ogni disperato istante.
Lui odiava la parola amore, gli altri amavano,
lui faceva di più.
Ma sapeva che l’unico a vincere era il destino.
Non si salutarono.
Camminarono, lontani dalla loro vita insieme.
Ognuno in compagnia della propria solitudine.
Lei, con in mano il libro che lui le aveva regalato,
quello del suo scrittore preferito.
Un libro da leggere centinaia di volte,
per continuare ad amare, il suo uomo abbandonato.
Per versare lacrime e assaporare rimpianti.
Lui, con la rabbia di chi non merita di perdere.
Neanche se il gioco è clandestino.

Poi, un giorno,
un attimo prima di spirare
lei penserà a lui
e quel bacio che darà al vuoto
in quella camera di ospedale
sarà per quell’uomo
perso anni prima.
Per paura e per vigliaccheria.
Quando lui verrà a saperlo
sarà seduto su una panchina, al parco.
Ormai vecchio e vinto, ma non sconfitto, dalla vita.
E sputerà per terra, per la rabbia.
E piangerà, perché lei non leggerà più quel libro di Hemingway. 

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