lunedì 30 gennaio 2017

Una biografia su Salinger

Ultimo post del mese. Oggi parlo di una nuova biografia di J.D. Salinger, che si intitola J.D. SAlinger: A Life. 
La nuova biografia è opera di un appassionato, più che di un critico letterario, ed ha ricevuto lodi per aver aggiunto nuovi dettagli alla vita di Salinger, cercando di spiegare il rapporto tra la personalità di Salinger e le sue opere. I critici invece l’hanno accusata di essere fin troppo parziale, di sorvolare sugli aspetti, molti, negativi della personalità di Salinger e di non essere precisa.
L' articolo completo lo trovate qui: ilpost.it/biografiasalinger.
Vi anticipo qualcosa, Slawenski racconta che la madre di Salinger non era una irlandese cattolica, come lo stesso Salinger aveva raccontato alla figlia Margaret. Si chiamava Marie Jillich, era nata in una piccola città dell’Iowa e aveva origini sia tedesche che irlandesi. Marie cambiò il suo nome in Miriam, dopo essersi sposata con Solomon Salinger ed essersi convertita al giudaismo. Il padre di Salinger, figlio di un immigrato ebreo russo, dirigeva un teatro a Chicago prima di emigrare a New York e dedicarsi a importare carne e latte dall’Europa.
Bambino prodigio, Slawenski racconta che la madre dello scrittore “credeva completamente nel suo talento”; il giovane Salinger, abituato dai complimenti della mamma, “si aspettava che tutti avessero la stessa reazione; aveva poca pazienza o considerazione per quelli che dubitavano del suo talento o non condividevano la sua opionione”. Slawenski sostiene che proprio la certezza di essere speciale lo avrebbe reso nel futuro impaziente con le altre persone.
La donna di Chaplin, A 22 anni Salinger incontrò Oona O’Neill – figlia del premio Nobel per la letteratura Eugene – che ne aveva 16. I due iniziarono una relazione ma due anni dopo, nel 1943, lei lo lasciò per Charlie Chaplin che sposò nello stesso anno. Secondo Slawenski, la storia con Oona sarebbe riflessa nel racconto breve Slight Rebellion Off Madison pubblicato nel 1946 sul New Yorker e che costituirà un punto di partenza per il Giovane Holden. Avrebbe anche fornito lo spunto per l’incontro tra il Holden e Sally Hayes.
Lettere dal fronte
Probabilmente la parte più interessante dalla nuova biografia è quella dedicata all’esperienza di Salinger durante la Seconda Guerra Mondiale: Slawenski racconta nuovi dettagli, sottolinea come l’esperienza della guerra abbia segnato fortemente lo scrittore, e la mette in relazione con alcune sue opere. Slawenski racconta che Salinger partecipò allo sbarco in Normandia e riporta che dei 3.080 membri del reggimento che sbarcò con lui ne sopravvissero 1.130. Salinger ha poi combattuto nel dodicesimo reggimento la battaglia della Foresta di Hürtgen, che si svolse tra il 19 settembre 1944 e il 10 febbraio 1945. Si tratta della battaglia più lunga combattuta in Germania durante la Seconda guerra mondiale e la battaglia più lunga mai combattuta dall’esercito statunitense in tutta la sua storia. Dei 3.080 soldati del ricostituito reggimento che parteciparono alla battaglia ne sopravvisero solo 563. Secondo Slawenski sarebbe proprio il ricordo di questa battaglia a tormentare il Sergente X, protagonista del racconto Per Esmé: con amore e squallore. Salinger si salvò e venne subito mandato a combattere l’offensiva delle Ardenne – l’ultimo grande tentativo di rimonta da parte dell’esercito tedesco.
Infine, nel 1945 Salinger partecipò alla liberazione dei prigionieri di Dachau. A luglio si fece ricoverare in un ospedale: soffriva di un disturbo post-traumatico da stress. In una lettera a Ernest Hemingway – che aveva conosciuto al Ritz poco dopo la liberazione di Parigi – scrisse che si trovava “in uno stato di costante abbattimento”. In un'altra lettera indirizzata a un amico Salinger scrisse che mentre l’esercito tedesco si arrendeva lui si trovava a letto e fissava “una pistola calibro 45 che stringeva tra le mani” chiedendosi che cosa sarebbe successo se avesse sparato contro il suo palmo sinistro. È una scena che anticipa la fine del racconto Un giorno ideale per i pesci banana.
Dopo la morte, i vicini di Salinger lo descrissero come una persona “gentile, una figura senza pretese”: un’immagine così diversa dall’uomo recluso e schivo descritto nelle memorie della figlia Margaret e dell’ex amante Joyce Maynard.
Non mi esprimo sull'articolo, né sulla biografia, che non ho letto, non sono un grande amante della sua scrittura. Dico solo una cosa, spesso ci facciamo una idea dei nostri scrittori preferiti che non rispecchia per niente la realtà. Sono diversi da come noi vorremmo fossero. Anch'io sono molto diverso da come le persone mi immaginano e non sempre in termini negativi...

sabato 28 gennaio 2017

Il paradosso dei racconti

Vi propongo parte di un articolo interessante che parla di racconti e di come, in Italia, facciano fatica ad emergere. Anche se qualcosa sta effettivamente cambiando. Non perdo molto tempo nel dirvi che, adoro i racconti e che chi li considera forme minori di scrittura non capisca nulla. 
L'articolo completo lo travate qui: linkiesta/ilparadossodeiracconti.
Si legge nell'articolo Ormai lo si è sentito ripetere talmente tante volte da essere diventato un ritornello e da essere entrato per bene nella testa degli italiani: l' Italia non è un paese per racconti. 
Le premesse sono che gli scrittori non li vogliono scrivere e i lettori non li vogliono leggere. 
Adoro i racconti, adoro la letteratura americana e, di conseguenza, adoro i racconti. Quindi, non posso che essere d'accordo quando leggo 
Non è vero, infatti, che gli scrittori non amano scrivere racconti. Quello che si può dire, al più, è che non tutti ne sono capaci. Nel 1956, Jean Stein della rivista Paris Review intervistò il premio Nobel William Faulkner. L'americano, a un certo punto, disse una frase che ha la potenza di un aforisma, di quelli che si ripetono alle cene per fare i brillanti, di quelli che finiscono sulle magliette: «Ogni romanziere, all'inizio, vuole scrivere poesie e, non riuscendoci, prova con i racconti, che sono la forma letteraria più difficile dopo la poesia. Poi, fallendo anche con quelli, l'unica cosa che gli resta da fare è mettersi a scrivere un romanzo».
Non è solo una battuta. Lo dicono in molti, soprattutto tra gli scrittori: “i racconti sono più difficili da scrivere dei romanzi”. E lo sono perché sono più “tecnici”, richiedono una attenzione e un lavoro diverso, più intenso e ingombrante sia sui meccanismi narrativi che sulla lingua, in chi li scrive. Un lavoro tanto intenso ed ingombrante da rendere più faticosa anche l'esperienza di lettura, che difatti richiede in chi legge più duttilità mentale e più abitudine alla lettura di quel che richiede un romanzo. 
E concordo anche con questa parte dell' articolo, emblema dell' Italia: pare che chi legge poco preferisca attaccarsi a un romanzone di 1000 pagine, che sulla lunga distanza risulta più comodo e familiare, piuttosto che mettersi in gioco costantemente, ogni 10 o 15 pagine, affrontando una raccolta di racconti. 
Concordo anche su questa parte dell' articolo, manca la volontà Di scrittori ce ne sono, quindi. E anche di grandi raccolte su cui gli editori potrebbero puntare per rilanciare il formato, la cui duttilità e velocità di lettura suggerisce che siano anche parecchio adatti ai nostri tempi. C'è un unico problema. Ed è sempre lo stesso. La letteratura, quella vera, è faticosa. Come lo sono i racconti. E lo è per tutti. Sia per gli scrittori, che devono avere fantasia e tecnica per saperli scrivere; sia per gli editori, che devono saper lavorare sul serio per poterli comunicare e vendere; sia per noi lettori, che dobbiamo aver voglia di leggere sul serio, voglia di fare fatica e metterci alla prova per decidere di affrontare la lettura di un libro che ricomincia ogni 15 pagine e che, ogni volta, mette sul tavolo un meccanismo narrativo che, in teoria, è lì per spiazzarci.
Bisogna investire nella cultura, ma in Italia si investe solo nell' azienda cultura. Quindi, si pensa a fare soldi, magari facili con la biografia di un calciatore o di una star della tv, non c' è abbastanza tempo - voglia - per valorizzare i racconti e le poesia. Ma la colpa non è solo di chi fa, lo è anche di chi legge. Gli italiani non amano leggere e non amano, in generale, lottare per ciò che è importante.

giovedì 26 gennaio 2017

Vivere, e scrivere, per essere...

La scorsa settimana mi è capitato di usare delle parole di Hemingway, tratte da Il vecchio e il mare, non certo in un bel contesto, però mi sono servite per quella situazione.
Oggi vorrei riportarle, ricordando a tutti che, bisogna sì essere pronti nella vita, ma bisogna anche vivere, e scrivere, come nel mio caso, in modo da essere soddisfatti. Ho impiegato un po' di anni per capire questo, penso ora di essere sulla buona strada. Fate quello che vi emoziona, senza paura!

Soltanto non ho più fortuna. Ma chissà? Ogni giorno è un nuovo giorno. È meglio quando si ha fortuna. Ma io preferisco essere a posto. Così quando viene sono pronto». La fortuna conta, ma su quella non si può far nulla. Si può, invece, essere a posto. Così quando la fortuna gira si è pronti.

lunedì 23 gennaio 2017

Uno stimolo interiore silenzioso

Inizio la settimana con una citazione, nei prossimi giorni farò un altro post citando Hemingway, dell'autore giapponese Murakami. E' un autore che non ho mai letto, anche se ha un legame con me visto che ha tradotto colleghi americani del calibro di Carver, Salinger e Fitzgerald. La citazione che vi farò leggere è tratta da L'arte di correre, libro nel quale racconta la sua esperienza personale: quando smise di fumare, iniziò a correre 10 km al giorno e poi si appassionò fino a partecipare a una maratona per la prima volta durante un viaggio in Grecia. Il libro è una riflessione sul rapporto tra corsa e scrittura: la prima serve a eliminare la fatica e il dolore che provoca la seconda.
Scrivere un libro è un po’ come correre una maratona, la motivazione in sostanza è della stessa natura: uno stimolo interiore silenzioso e preciso, che non cerca conferma in un giudizio esterno.

Fonte: Il Post

venerdì 20 gennaio 2017

The Donald

Oggi al portico est del Campidoglio Donald Trump si insedierà alla Presidenza degli Stati Uniti. Non sono qui per parlare della politica che farà Trump e delle, presunte, conseguenze, anche perché le previsioni non sempre rispecchiano i fatti... Se volete sapere un po' di più sulla cerimonia di insediamento e sulla storia delle cerimonie ascoltate Francesco Costa, esperto di politica americana: https://www.spreaker.com/user/pianop/s01e00.
Per la diretta, io la seguirò, per quello che mi sarà possibile, su radio24/diretta.

Mi limito a darvi qualche notizia, magari non fondamentale, ma sicuramente curiosa.
#1 Se pensate che l'America con Trump farà figure di me... pensate a che figura ha fatto Bush (padre) nel lontano '92: ilpost.it/bush.
#2 Una tradizione consolidata... fumare: ilpost.it/marijuana.
#3 Nessuno vuole suonare alla cerimonia del 20 gennaio, neanche loro!: rockol.it/coverband.

Come vi dicevo, nulla di fondamentale, tranne che per gli amanti degli States.

martedì 17 gennaio 2017

Qualche titolo da leggere, King ma non solo...

Visto che siamo ad inizio anno e visto che vi ho consigliato qualche film da vedere, oggi vi consiglio pure qualche libro. In realtà, non ci sono idee che arrivano da me, ma da Enrico Fasano e più precisamente dal suo blog: direzionekinghiana.blogspot.it. Sito specializzato negli scritti di Stephen King ma non solo. Trovate molti suoi post anche nella mia pagina di G+ di American Ciacoe: American Ciacoe.

Ma veniamo ai consigli, in questo post trovate un po' di libri da leggere, quasi tutti americani, con tanto di voto e recensione: direzionekinghiana/mybookshelf.

Se volete leggere un inedito di King, prendete il libro Ombre, una raccolta di racconti dei più grandi autori americani contemporanei. Se siete ancora indecisi leggete qui: direzionekinghiana/Ombre.

Per restare sempre in tema di racconti, per leggere un quasi inedito di King, nella raccolta sono presenti anche Poe e Barker - mica pizza e fichi - potete acquistare la raccolta di racconti Shining in the dark. Se volete qualche info in più: direzionekinghiana/shininginthedark.

domenica 15 gennaio 2017

Qualche altro film da vedere

Buon giorno e buona domenica.

In settimana ho visto American Pastoral, film tratto dall'omonimo libro di Roth. Per tutti quelli che non l'hanno ancora visto, consiglio la visione. Il film è, come il libro, un' opera tosta da affrontare ma molto esaustivo del messaggio che voleva far passare Roth, cioè la crisi e la difficoltà della middle class nei confronti delle ideologie che sostengono la parità dei diritti delle persone e del cambiamento. Vale la pena vedere American Pastoral perché è un film fatto bene, anche se un po' meno incisivo del libro. Roth è un maestro ad entrare nella mente dei suoi personaggi, nel film, per ovvi motivi di narrazione, questo avviene solo in parte.


Durante la vacanze mi sono imbattuto in un capolavoro del cinema degli anni cinquanta, Il vecchio e il mare. Con le dovute attenzioni, gli effetti speciali sono moderni per il cinema di cinquant'anni fa, guardatevi un' altra trasposizione ben riuscita, con quel grandissimo attore che era Spencer Tracy. Il film è tratto dell' omonimo libro di Hemingway e tratta dell'eterna lotta tra l'uomo e la natura, mantenendo la dolcezza e la solitudine presenti nel libro. Indovinate chi vince?...


Lo scorso 12 gennaio è uscito al cinema The Founder, film che parla dell'ascesa dell' impero della catena di fast food McDonald's. Non l'ho ancora visto ma mi sento di consigliarvelo. Soprattutto a quelli che, come me, sono appassionati del Nuovo Mondo.

venerdì 13 gennaio 2017

At Folsom Prison

At Folsom Prison è forse l' album più famoso di Johnny Cash. Si tratta di un album live inciso il 13 gennaio 1968 - esattamente 49 anni fa - all'interno del carcere di massima sicurezza di Folsom, in California. Quando il resto del mondo parlava di diritti delle minoranze e dei "diversi", Cash metteva in pratica il concetto!
Johnny Cash volle omaggiare così i detenuti di quel carcere tenendo una delle sue migliori interpretazioni e dedicando loro addirittura una canzone, Folsom Prison Blues.
Cash fu il primo a cui venne l'idea di fare un concerto gratuito dentro un carcere andando contro la sua casa discografica che, in principio si oppose all'idea, poi pubblicò le registrazioni e At Folsom Prison finì per vendere 3 milioni di copie solo negli Stati Uniti.
La canzone finale, Greystone Chapel, è scritta da uno dei detenuti, Glen Sherley.
Johnny Cash non cantò mai il brano fino alla notte precedente la sua visita alla prigione. Un prete chiese a Cash di ascoltare la canzone su un nastro audio di Sherley. Dopo aver ascoltato il pezzo Cash sì affrettò ad includere la canzone nel programma del concerto, che si sarebbe tenuto la notte successiva.
Attraverso tutto l'album Cash sembra immedesimarsi nella condizione dei detenuti, tanto da dare l'impressione che si senta a suo agio, infatti numerosi brani sono interrotti da risa, da parte di Cash, in seguito a inudibili interventi da parte del pubblico, a dispetto del loro contenuto non certo umoristico. 
Quello che si presenta davanti al pubblico di Folsom, quindi, non è solo un artista pronto a proporre il suo repertorio di canzoni, è una persona tribolata che parla ad altre persone come lui.
Infatti le canzoni in scaletta non sono, come si suol fare in occasioni del genere, i pezzi forti di Cash, non ci sono "Walk The Line", "Hey Porter" o "Ring Of Fire", ma le canzoni scelte raccontano storie che interessano da vicinissimo il pubblico astante.
A parte la celebre "Folsom Prison Blues", al suo pubblico Cash porge ballate di solitudine "I Still Miss Someone" e di morte "The Long Black Veil", storie di tentativi suicidi di evasione "The Wall", toccanti testamenti amorosi "Give My Love To Rose" e struggenti lettere dal carcere "Send a Picture Of Mother". Scherza sulla miseria beffarda nel valzer di "Busted", sbeffeggia il patibolo in "25 Minutes To Go", esibisce un esilarante cinismo in "Joe Bean" e strappa risate in quantità industriale con "Dirty Old Egg-Sucking Dog", storia di uno scalcinato bastardino mangia-galline, e "Flushed From The Bathroom Of Your Heart", il cui titolo basta e avanza.
At Folsom Prison ritrae meglio di qualsiasi altro disco le tante sfaccettature della personalità artistica e umana dell'uomo in nero dell'Arkansas, uomo e artista che molto più di tanti colleghi ha saputo cadere e rialzarsi, convivere e combattere con i propri demoni, tra canzoni memorabili e clamorosi insuccessi, fino a tornare, ormai a fine carriera, per insegnare ancora qualcosa ai giovani colleghi su come s'interpreta una canzone.

I shot a man in Reno/just to watch him die


Fonte: Internet

martedì 10 gennaio 2017

Per parlare di Chinaski con competenza

Sapete quanto non voglia mai parlare di Bukowski, già troppe persone ne parlano e il 99,99% di lui conosce soltanto qualche opera, quindi preferisco stare zitto e amarlo segretamente. 
Oggi, però, farò uno strappo alla regola. Vi riporto parte di un articolo che completo lo trovate qui---> jungitalia/bukowskieilsuomondopoeticoinfernale.
Nell'articolo, Charles Bukowski viene descritto in alcuni suoi aspetti da Marwan, poeta contemporaneo spagnolo, ecco qualche passo. E' onestamente un articolo di una persona competente, che merita.
Quando penso a Bukowski me lo immagino da piccolo mentre fa il gioco del mondo all’inferno, lanciando coltelli invece che sassi, un bambino a cui la scriminatura la faceva il diavolo in persona. Suppongo che avesse ereditato quell’inferno interno dai suoi genitori, i quali a loro volta avevano ereditato il loro inferno interno da un sogno americano morto impiccato a una trave.
Nel cuore di Bukowski ululano lupi e suona una strana musica di tubature e molle arrugginite di brande di pensione. La sua era un’infanzia di bende insanguinate buttate a terra, la tenerezza era fuggita con un treno all’alba e forse era sua nonna quella che tra stufati e sguardi al passato gli lavava le camicie pensando che i sogni a volte non sono altro che un espediente da ubriachi che dicono la verità ma non la compiono.
Lo immagino mentre scrive i suoi primi racconti con le unghie sui muri di una cella, ricordando e usando come filo conduttore la zuffa che lo aveva portato in quella galera. Vi si sente odore di urina secca, l’umidità inclemente che impregnava l’anima degli uomini a cui assomigliava più di quanto forse non volesse. Su quegli scritti plana il fallimento come un parapendio su una spiaggia, senza perdere di vista le bagnanti nude, vedendo la bellezza da lontano, vedendo la bellezza irraggiungibile.
Bukowksi ha scritto la biografia di tutti gli ubriachi da quattro soldi, dei figli del nulla, degli uomini per cui un piatto caldo e un sorso di vino era quanto di più simile a un banchetto nuziale conoscessero. Tutte le sue pagine, per come le ricordo, sono impregnate dell’acqua marrone che gronda dai tunnel dell’autolavaggio, sono racconti di pelle carta vetrata. So che ripeteva spesso che lo scritto non era totalmente autobiografico, che altrimenti non sarebbe arrivato alla vecchiaia...
La sua letteratura sa di contratto a tempo determinato, è letteratura a due dollari l’ora, poesie in cui donne scalcinate ridono con la faccia sgangherata, donne che lasciano che il primo sconosciuto le monti in un bagno allagato...
C’è anche il Bukowski della risata e nelle poesie si trova anche quello della tenerezza. Ci sono poesie memorabili di questo senso, ma il ricordo che normalmente se ne ha non è questo, bensì quello di un uomo che la vita ha condotto alle periferie di se stesso, trascinandolo talmente in basso che al suo fianco un nano parrebbe un campione olimpionico sul podio. Tutto quel che scrive rimanda a luoghi in cui muore di fame l’innocenza...

domenica 8 gennaio 2017

Happy birthday, Elvis!

Un vero poeta della musica, vittima del sogno americano e, sicuramente, anche di se stesso. Uno dei punti di riferimento di American Ciacoe. Quell' 8 gennaio del '35 nasceva una stella mai morta, la vera forza degli eroi.
Ma quante ne ha baciate in questo video? Un figo pazzesco!!!





giovedì 5 gennaio 2017

Poesia per mia moglie

Oggi compie gli anni Mirca. Questa è una poesia che ho scritto per lei. C'è tutto quello che lei è per me.



Poesia per mia moglie

Hai presente
quelle giornate
estive
in cui te ne
stai
all’ombra di un albero
e osservi il sole?
Le cicale ti fanno
compagnia con
il loro frinìo
e ti senti
sereno,
immerso
nella natura.
Ogni tanto una brezza 
di vento
ti solletica
la  faccia
e una
formica
si arrampica
sulla tua
ciabatta estiva.
E ti senti
in sintonia
con la
natura
e il
mondo.
Osservi il tuo
cane
respirare dolcemente
mentre ti guarda
con un occhio chiuso
e uno aperto.
Sei libero da ogni
tristezza e difficoltà.
Pensi, veramente
di essere felice.

Hai presente quando
ti senti in sintonia
con la
natura
e tutto il
mondo?
Beh, tu sei la mia natura e il mio mondo.

lunedì 2 gennaio 2017

Qualche film "USA" da vedere

Negli ultimi giorni, grazie anche al fatto che sono da solo con Mirca, ho avuto modo di recuperare un po' di tempo perso con il cinema e sono riuscito a vedere due film che mi interessavano molto. 
Il primo, un capolavoro scritto e diretto da Spielberg, vincitore di decine di premi tra cui due Oscar e un Golden Globe, è Lincoln, impersonato da Daniel Day Lewis. Il film racconta gli ultimi mesi di vita del sedicesimo presidente americano, i mesi in cui è stata abolita la schiavitù ed è terminata, prima conseguenza diretta, la guerra civile. La cosa che mi ha divertito molto è la presenza della corruzione, cioè la compravendita di voti, come prassi per la guerra ideologica contro la schiavitù. Film da non perdere per gli amanti del genere storico e della storia americana, ma anche per tutti quelli che non hanno capito l'elezione di Trump, repubblicano proprio come Lincoln...
A proposito di corruzione e falsità vi consiglio di vedere anche Florence, bella e divertente commedia con Meryl Streep e Hugh Grant. Il film parla della vera storia dell’ereditiera Florence Foster Jenkins, ambietato a New York negli anni '40 dello scorso secolo, una ricchissima signora amante della lirica e imprenditrice musicale, che elargisce cospicue somme di denaro a vari enti e personaggi, la sua passione per la musica è tale che si ritiene una valida soprano ma che nella realtà aveva una voce gracchiante e stridula. Il bello della storia è che lei non lo saprà mai, o quasi, perché tutti attorno si complimentano con lei, critici musicali per primi...